Questa notte torneremo all’ora solare spostando le lancette dell’orologio indietro di un’ora. Ma sarà l’ultima volta?
(Image credit: A. Duro/ESO – Fonte: https://www.eso.org/public/images/potw1631a/)
Nella notte tra sabato 30 e domenica 31 ottobre ritorna l’ora solare. Come da ormai 55 anni a questa parte (l’ora legale è stata definitivamente instaurata nel 1966), le lancette si sposteranno indietro di un’ora, di fatto raddoppiando il tempo compreso tra le 2 e le 3 di notte. Ciò in attesa di riportarle avanti di un’ora l’ultima domenica di marzo dell’anno prossimo. Il motivo principale della scelta di questa particolare fascia oraria è che si tratta del momento in cui i trasporti funzionano a scartamento ridotto, minimizzano l’impatto dei cambi di orario di navi, treni e aerei. Immaginate il caos se il cambio di orario si effettuasse tra le 7 e le 8 di mattina, in piena ora di punta…
Dal 1966 ad oggi queste date sono state modificate alcune volte prima che il cambio d’ora si cristallizzasse nell’ultima domenica di ottobre e nell’ultima di marzo. All’inizio era da maggio a settembre, poi dalla prima domenica di aprile a ottobre (1980) e infine, da quarant’anni giusti giusti, dall’ultima domenica di marzo all’ultima di ottobre (1981).
Ci apprestiamo dunque, questo week end, a guadagnare un’ora di sonno, ma lo scopo dell’alternanza ora solare (invernale) e ora legale (estiva) non è certo quello di farci dormire di più. Il vero scopo, divenuto impellente alla fine della prima guerra mondiale – in Italia infatti la prima alternanza solare/legale si ebbe dal 1916 al 1920 e poi di nuovo durante la seconda guerra mondiale, dal 1940 al 1948 – è, come spesso accade, puramente economico. Il maggior irraggiamento solare per l’emisfero boreale dovuto all’inclinazione dell’asse terrestre verso il Sole durante il periodo estivo, si traduce infatti in un aumento delle ore di luce rispetto a quelle di buio, minimizzando i consumi elettrici. In effetti, gli anglosassoni, sempre pragmatici, non la chiamano ora legale ma DST, daylight saving time, orario di risparmio della luce diurna.
UN SEMPLICE ESEMPIO PER CHIARIRE IL CONCETTO
Prendiamo l’Italia, ad esempio: con l’ora solare, il Sole nei mesi estivi sorge intorno alle 4.30 del mattino per tramontare alle 20, mentre con l’ora legale il periodo di luce tra alba e tramonto va dalle 5.30 alle 21. L’ora legale permette quindi di utilizzare la più utile ora in più tra le 20 e le 21 rispetto a quella tra le 4.30 e le 5.30. Elementare, Watson… 😉
Ed infatti, in sette mesi l’Italia risparmia centinaia di gigawatt di energia elettrica (tra i 500 e i 600) solo con il semplice accorgimento di spostare in avanti le lancette dell’orologio a marzo per riportarle indietro ad ottobre, quando l’ora coincide con quello del meridiano del fuso di riferimento, per dirla in tecnichese. In parole povere, durante l’ora solare (invernale) è mezzogiorno quando il Sole è (più o meno) in meridiano, ovvero quando assume la sua massima altezza sull’orizzonte.
Ho scritto “più o meno” perché il Sole, o meglio l’inclinazione dell’asse terrestre rispetto al Sole, cambia di giorno in giorno, ma è un’affermazione che, nel periodo di durata dell’ora solare, si può considerare “più o meno” giusta. E ciò è maggiormente vero per un Paese come l’Italia che per fortuna è più “stretto”, sviluppandosi in “altezza” (latitudine) che non “largo”: la variazione in longitudine per l’Italia è infatti solo di 12 gradi circa (per la precisione 11°53’43”), il che implica una differenza di meno di un’ora (48 minuti) tra il punto più ad est e quello più ad ovest. Immaginate il caos per la Russia (“larga” 150° circa) o gli Stati Uniti (“larghi” 104° circa), dove infatti proliferano fusi orari come funghi dopo un’abbondante pioggia: ben 11 per la Russia (ridotti ora a 9) e ben 9 per gli USA!
MA… IL SISTEMA FUNZIONA? 🧐
E veniamo alle dolenti note. Se dovessi rispondere per l’Italia, direi senz’altro di sì. Il risparmio non è proprio elevatissimo, visto che il rapporto tra risparmio e fabbisogno si stima intorno allo 0,2%, ma come detto equivale comunque a diverse centinaia di gigawatt, che tradotti in soldoni, l’unica vera unità di misura universale per l’uomo (altro che velocità della luce, oscillazione dell’idrogeno o altre quisquilie simili), sono circa 100 milioni di euro l’anno. A maggior ragione in questo periodo post CoViD dove pure l’aria sembra costare di più… Ma ci sono parecchi ma…
Innanzitutto, l’alternanza ora solare/ora legale non è largamente diffusa, ma a ben guardare è utilizzata, ad eccezione della Russia che per legge usa solo l’ora legale, dalla stragrande maggioranza dei Paesi del solo emisfero boreale (tranne un paio di eccezioni in sud America ed una negli stati del sud dell’Australia). In tutti i Paesi della fascia equatoriale non viene utilizzata, il che è più che logico, essendo tanto più ridotte le variazioni luce/buio nel corso dell’anno quanto più si è prossimi all’equatore. Giusto per dare un dato numerico, a fronte di 208 Paesi nel mondo, sono solo una settantina quelli che adottano l’alternanza ora solare/ora legale.
In secondo luogo, in organizzazioni politicamente complesse come l’Unione Europea, è difficile mantenere un’unica voce, e siccome si è sempre meridionali di qualcuno, i Paesi del Nord Europa spingono perché si abbandoni quest’alternanza. Per questi ultimi, infatti, nel periodo di ora legale (marzo-ottobre) il Sole sorge prestissimo e tramonta tardissimo, rendendo inutile se non dispendioso un tale sistema. E’ proprio per questo che l’Unione Europea propose qualche anno fa un sondaggio sull’abolizione dell’ora legale e, giusto per dare un’idea, mentre in Italia si arrivò al 50 e 50 tra favorevoli e contrari, nei Paesi del nord, Finlandia in testa, si sfiorò il plebiscito, con l’86% di favorevoli.
In questi ultimi anni l’Unione Europea avrebbe dovuto decidere sul da farsi, ma come tutti tristemente sappiamo le priorità sono state altre… Sono ormai un paio d’anni che ripetiamo che l’ultimo week end di ottobre potrebbe essere l’ultima volta che si spostano le lancette indietro di un’ora, ma se si continua a decidere di non decidere, ci terremo questo sistema per un altro mezzo secolo…
D’altra parte, la decisione va presa perché il rischio è che ogni Paese europeo guardi giustamente ai fatti propri e decida di conseguenza, trasformando l’Unione, che si estende per la bellezza di 58° in longitudine, in un guazzabuglio di fusi… 😫