Una foto dall’alto della conca che ospita il radiotelescopio di Arecibo, a Puerto Rico (Image Credit: Il Grande libro dello Spazio, Mondadori, pag. 79)

In basso, dopo il video, update del 2 dicembre 2020.

Oggi, per chi segue dall’esterno il lavoro di ricerca in astronomia e, ancor di più, per chi vive l’astronomia da tecnico, da ricercatore, da scienziato, è un giorno triste. Ieri, dopo un sopralluogo nella piccola valle che ospita il radiotelescopio di Arecibo, a Puerto Rico, è stato deciso di smantellare. La grande antenna di oltre 300 metri di diametro di Arecibo è dunque condannata, anzi è per la verità già defunta.

Qualche mese fa, in agosto, il cedimento di uno dei cavi di supporto della struttura aveva danneggiato seriamente una parte della parabola, producendo uno squarcio di una trentina di metri di diametro. E’ subito partita una corsa contro il tempo fatta di sopralluoghi, di progettazioni di supporti ausiliari, di valutazione del danno e dell’usura delle strutture ancora in piedi, corsa che è durata fino allo scorso 6 novembre, quando ha purtroppo ceduto un altro cavo.

La National Science Foundation, viste anche le condizioni delle strutture ancora in piedi e che reggono il peso del radiotelescopio e del ricevitore centrale da più di 60 anni (era il 1957 quando fu inaugurato il più grande radiotelescopio del mondo, record battuto solo nel 2016 dal FAST, il radiotelescopio cinese da 500 metri di diametro), ha quindi deciso che sarebbe stato troppo rischioso riparare Arecibo per gli stessi lavoratori deputati alle riparazioni, anche perché non si possono dare garanzie assolute di non avere ulteriori cedimenti in futuro.

Il danno provocato ad agosto al radiotelescopio di Arecibo dalla rottura di un cavo di sostegno
Il danno provocato ad agosto al radiotelescopio di Arecibo dalla rottura di un cavo di sostegno

Nelle due immagini sopra, il danno provocato al radiotelescopio di Arecibo dalla rottura di un cavo di sostegno lo scorso agosto.

Un anno veramente brutto il 2020, oltre che per le vicende che più conosciamo e che più ci coinvolgono direttamente, anche per il radiotelescopio di Arecibo. Il 7 gennaio, per uno sciame sismico, si decide di abbandonare la struttura, il 10 agosto il cedimento del primo cavo, il 6 novembre quello del secondo, il 19 novembre la dichiarazione ufficiale della “perdita” di Arecibo. Speriamo solo che quest’anno finisca presto…

La prima volta che lessi di questo radiotelescopio di 305 metri di diametro ero ancora bambino, era il 1981, e non scherzo dicendo che ancora oggi ricordo bene quella pagina del Grande Libro dello Spazio, edito da Mondadori. Vi dico perché. Ieri sera, dopo la notizia, sono andato a riprenderlo, ed infatti la foto a corredo di questo post è tratta proprio da lì, da pagina 79. Si legge, in calce ad una bella foto dell’ammasso globulare M13 in Ercole, la seguente didascalia: “Sopra: l’ammasso globulare M13 (NGC 6205), nella costellazione di Ercole. Posto a 23.000 anni luce dal Sole (nota: mentre scriviamo si valuta la distanza corretta dell’ammasso in circa 25.000 anni luce), questo ammasso contiene mezzo milione di stelle. Sotto: l’osservatorio radioastronomico di Arecibo, Puerto Rico, Costruito entro una vallata del diametro di 300 metri, lo strumento ha inviato, alcuni anni fa, segnali radioelettrici in direzione di M13 con la speranza che lassù qualcuno possa captarli… fra 23000 anni.
Si parla del famoso crittogramma di Drake (opera di Francis Drake – e di Carl Sagan -, pionieri nella ricerca di intelligenze extraterrestri con il programma SETI), con il quale si è inviata una serie di dati verso l’ammasso M13 in codice binario, dati che comprendono, tra le altre cose, informazioni sulla doppia elica di DNA alla base delle forme di vita del nostro pianeta, su alcuni elementi atomici, un disegnino di un uomo, una rappresentazione del sistema solare e, in fondo, una rappresentazione grafica dell’antenna di Arecibo. Fu la prima volta che lessi di Arecibo, che lessi del SETI e della ricerca di vita intelligente nello spazio, fu la prima volta che mi resi conto di quanto la comunicazione nel cosmo sia resa pressoché impossibile dalla distanza, e come ho già scritto nella presentazione del blog MiticheStelle, fu con quel libro che cominciò la mia passione. Ecco perché la notizia mi tocca così particolarmente…

Come potete immaginare, è una grande ferita, come dicevo all’inizio, per chi segue con passione l’astronomia e per chi ha utilizzato quel radiotelescopio o ha studiato l’immensa mole di dati prodotta dalla sua strumentazione.
Tra i tanti contributi al progresso scientifico nel campo dell’astronomia, si annoverano la scoperta nel 1968 della prima stella di neutroni conosciuta (e la prima pulsar) conosciuta, il piccolo residuo della supernova esplosa nell’estate del 1054 che alberga quasi al centro della Nebulosa del Granchio, a 6500 anni luce di distanza, e della caratterizzazione del suo periodo di rotazione, 33 millisecondi (significa, in parole povere, che quella stellina, una nana bianca delle dimensioni di circa 30 km di diametro, gira su sé stessa 30 volte in un solo secondo).
O la conferma, nel 1967, del periodo di rotazione di Mercurio in 59 giorni. Prima di questa conferma, si riteneva che la rotazione di Mercurio fosse sincrona con la sua rivoluzione, cioè avesse un periodo di 88 giorni, ma il nostro Bepi Colombo intuì che la rotazione era in risonanza 2:3 con la rivoluzione (ne abbiamo parlato in un nostro post su Facebook), e proprio Arecibo confermò l’ipotesi.
O la scoperta, nel 1974, della prima pulsar binaria, che portò al Nobel per la fisica del 1993 J. Taylor ed R Hulse.
O la creazione di mappe radar della Luna, di Mercurio e di Venere (1981).
O la prima immagine radar di un asteroide, 4769 Castalia, scoperto nell’agosto del 1989.
O ancora, tra il 1990 ed il 1994 (tra scoperta e conferma), la prima identificazione di pianeti fuori dal nostro sistema solare, in un sistema planetario attorno ad una pulsar, PSR B1257 + 12, questa leggermente più piccola (27-28 km di diametro) e un po’ più lenta (“solo” 6 giri al secondo) della pulsar del Granchio, un sistema costituito da due pianeti di massa terrestre ed uno di massa lunare.

Se vi va, potete vedere il radiotelescopio di Arecibo, oltre che in tantissimi video su Youtube, anche in film come Golden Eye, in cui 007 era interpretato ancora da Pierce Brosnan, o anche Contact, interpretato dalla bellissima Jodie Foster. Nel prossimo video (fonte: CBS), oltre ad ascoltare del danno, potete vedere qualche scena tratta dai due film appena citati.

UPDATE DEL 2 DICEMBRE 2020
Alla fine è successo quanto si temeva: il radiotelescopio di Arecibo è collassato su sé stesso. Qualche settimana fa la National Science Foundation aveva annunciato che non si sarebbe proceduto ai lavori di riparazione dopo la rottura dei cavi di agosto e di novembre poiché i sopralluoghi effettuati avevano indicato chiaramente che tali lavori avrebbero potuto essere pericolosi per gli stessi addetti alle riparazioni.
E così è stato: due giorni fa la piattaforma di 900 tonnellate sospesa sul paraboloide di Arecibo, a causa probabilmente della rottura delle torri di supporto, è caduta su quanto restava della parabola, 120 metri più in basso, distruggendola completamente.

E’ l’addio più triste ad una struttura di ricerca che ha offerto contributi fondamentali per chiarire alcuni dei misteri del sistema solare e del cosmo in generale, ma la NSF ha dichiarato che ad Arecibo si continuerà a fare ricerca, con altre strutture che già sono in loco e funzionanti e che non sono state coinvolte dai cedimenti delle ultime settimane.

Il paraboloide del radiotelescopio di Arecibo, definitivamente collassato

Il paraboloide del radiotelescopio di Arecibo, definitivamente collassato (la foto è di J.R. Costa, NotiCel).