Simulazione di una coalescenza tra stelle di neutroni (fonte: AURORE SIMONNET / LIGO / CALTECH / MIT / SONOMA STATE)

L’Italia, e la Sardegna in particolare, si candida ad ospitare un osservatorio per onde gravitazionali di terza generazione, a cui è stato dato un nome impegnativo ed altisonante: l’Einstein Telescope. Dopo i risultati di Avanced VIRGO e dei due Avanced LIGO, rispettivamente in Europa (a Cascina, Pisa) e Stati Uniti (Livingstone ed Hanford), è infatti giunta l’ora di spingersi oltre nel campo dell’astronomia multi-messaggero.
Ma di che si tratta?

L’astronomia multi-messaggero

Negli ultimi anni sono stati osservate osservate onde gravitazionali create da eventi capaci di sprigionare energie inimmaginabili.
Nell’agosto 2017 furono osservate le onde gravitazionali prodotte dalla coalescenza di due stelle di neutroni, mentre proprio di recente, i due osservatori hanno registrato onde gravitazionali prodotte dalla fusione di due buchi neri che hanno originato un oggetto mai osservato prima, un cosiddetto buco nero di massa intermedia, con una massa pari a 142 masse solari. Contemporaneamente ad entrambi gli eventi registrati nel dominio delle onde gravitazionali, vari rilevatori a terra e nello spazio hanno registrato controparti in diverse lunghezze d’onda, dai raggi gamma alle onde radio. Da qui, per l’appunto, il nome di astronomia multi-messaggero.

Guarda su MediaInaf TV il servizio video del 2018 sull’Einstein Telescope. Le riprese del sito di Sos Enattos sono tratte dal video “Quelle mani color buio” di Massimiliano Musina (https://youtu.be/rcKQ5aAGZks), gentilmente concesse dall’autore.

I risultati attesi dalla realizzazione di un osservatorio per onde gravitazionali di terza generazione, che si stima fino a 10 volte più sensibile degli attuali, sono di primissimo livello, e possono fornire un contributo essenziale nella comprensione del ruolo dell’energia e della materia oscura nell’evoluzione dell’universo e della fisica dei buchi neri. Solo in quelle estreme condizioni gravitazionali e con quelle energie in gioco potrebbero verificarsi eventi non previsti che sarebbero alla portata dell’Einstein Telescope e potrebbero sconvolgere le attuali teorie cosmologiche.

Candidata per ospitare questo avveniristico osservatorio, del costo previsto di 1,5 miliardi di euro, sono l’Euregio Meuse-Reno, ai confini di Belgio, Germania e Paesi Bassi, e la Sardegna, che mette in campo la miniera inattiva di Sos Enattos, in provincia di Nuoro, tra i comuni di Lula, Bitti e Onanì, per il suo quasi inesistente rumore sismico (secondo una ricerca, la miniera si colloca tra le 50 installazioni più silenziose, sismicamente parlando, dell’intero pianeta) e per la sua scarsa incidenza antropica. E’ chiaro infatti che nella registrazione di eventi così deboli, la cui eco gravitazionale giunge a noi da distanze inimmaginabili, anche una minima oscillazione, geologica o dovuta ad attività umane (veicoli, attività industriali), potrebbe invalidare i dati.

Al di là del valore culturale e scientifico, la realizzazione dell’Einstein Telescope nel territorio nuorese avrà di certo un impatto socio-economico significativo in Sardegna, terra dalle sempre più striminzite opportunità: si stima che nella fase iniziale possa dar lavoro ad almeno 2-3000 persone. Non solo, il nuovo rivelatore gravitazionale diverrà, nel lungo termine, un polo scientifico di valore internazionale, destinato ad attrarre nuove risorse da investire nella frontiera tra scienza e tecnologia, un motore di sviluppo e di crescita culturale per la Sardegna e per l’Europa intera.
Auguriamoci quindi che la proposta venga valutata ed inclusa nei prossimi progetti infrastrutturali dell’ESFRI (European Research Infrastructures for a smarter future), sia per il progresso scientifico e tecnologico dell’umanità chee per una regione, come quella sarda, che merita più considerazione e più opportunità. La valutazione è attesa da qui a 5 anni. Incrociamo le dita…