Lettera aperta sull’inquinamento luminoso all’esimio Professore Antonino Zichichi

Eccoci ancora una volta a parlare di INQUINAMENTO LUMINOSO (la scritta in maiuscolo serve a ribadire che, secondo me, di inquinamento si tratta…). Non sto qui a ricordare quanto sia alto l’impegno di AstroEmagazine nei confronti di questa tematica, dato che gli attestati di stima e gli incoraggiamenti a proseguire su questa strada certo non mancano (al contrario di altri, che preferiscono “fermarsi a riflettere”… mi si consenta questa piccola, bonaria, punzecchiatura…). E’ stato così per l’illuminazione dell’Etna, per il giusto plauso dovuto a chi ha lavorato sodo per l’approvazione di leggi come quelle della Regione Lombardia, per le proteste contro il progetto di illuminazione del Vesuvio e molto spesso è stato per articoli che dimostravano, dati alla mano, gli sprechi e i danni causati dall’inquinamento luminoso e proponevano, cosa non usuale (di solito ci si limita a criticare, senza essere minimamente propositivi), soluzioni quasi mai drastiche per cercare di arginare un problema che, realisticamente, è irrisolvibile, ma comunque controllabile.

Questa volta, invece, si tratta di ben altro. Si tratta di discutere delle argomentazioni di gente ben più nota e famosa di noi poveri, piccoli astrofili, considerati alla stregua di “sottoposti”, per essere buoni, anche da una certa parte del mondo astronomico. Cosa possiamo fare noi, piccole formiche senza titoli accademici, quando basta una sequenza di poche parole farneticanti per spazzare via mesi di lavoro fatto di convincimenti, di lettere, di conferenze, di sensibilizzazione? Quando basta che un Tizio famoso, magari apparso in TV, dica semplicemente “Non è vero…” perché l’interlocutore politico di turno, con il quale abbiamo intrattenuto una serie spossante di riunioni, producendo tonnellate e tonnellate di documentazione, ci dica, il giorno successivo “Ma Tizio ha detto che non è vero… Lui è famoso, l’ha detto in TV…!”

La cronaca degli ultimi tempi è piena di gente famosa, con molti meriti, che parla a sproposito e senza cognizione di causa alcuna di questo problema. Ed il fatto è che, proprio per la notorietà del personaggio, le casse di risonanza (nella fattispecie i media) sono enormi: penso all’intervista di alcuni TG nazionali a Nuccio Fava quando fu lanciata l’idea di illuminare l’Etna; milioni di persone in pochi minuti hanno sentito le parole di Fava: quanti mesi di fatica di piccoli astrofili sono necessari a ricomporre danni come quello? Il Nuccio Fava di turno, questa volta, è Antonino Zichichi, fisico famosissimo in Italia anche grazie ad alcune trasmissioni del fine settimana. Chiarisco subito che non ho intenzione alcuna di velare la mia poca simpatia verso Zichichi: Zichichi mi è indubbiamente antipatico, e ciò, probabilmente, offusca il mio giudizio sulla questione. Ecco perché ho deciso per una lettera aperta a Voi lettori, piuttosto che per un articolo di confutazione delle affermazioni di Zichichi. Lo scopo di questa lettera è avere riscontri, positivi o negativi, sulla vicenda, non sulle mie opinioni. Invito quindi il lettore a volere inviare qualche sua breve nota di commento sulla vicenda, in modo da poterle raccogliere e pubblicare in uno dei prossimi numeri di AstroEmagazine.

La vicenda inizia con uno degli ultimi numeri di Famiglia Cristiana (il 43), nel quale appare un articolo di una pagina e mezza attraverso il quale lo scienziato ci mette a parte del suo pensiero sulla questione “inquinamento luminoso”. Zichichi liquida il problema come non esistente, semplicemente perché, a differenza di altri tipi di inquinamento (gli scarichi industriali, il rumore, il fumo passivo), questo non porta danni alla salute (il che, come vedremo dopo, è opinabile). Lo scienziato prosegue esortando “i suoi amici astrofili” a non essere DISEDUCATIVI continuando a parlare di inquinamento da fonti luminose, anzi, con fare quasi paternalistico, incita i “suoi amici astrofili” a far capire all’opinione pubblica che la luce non inquina (il tutto giustificato dal Primo Teorema di Zichichi, che recita: usare a sproposito la parola inquinamento rende inversamente proporzionale l’impegno nel combattere il Vero inquinamento, libera interpretazione della storiella del bimbo che gridava “al lupo, al lupo…”).

Alla lettura di queste parole, ogni astrofilo che abbia fatto un semplice gesto contro l’inquinamento luminoso o che, semplicemente, si è fatto un’idea, derivata dalla lettura di pubblicazioni inerenti il problema, contraria a quella di Zichichi, ha avuto un sobbalzo, e ciò è dimostrato dalle centinaia di missive che stanno convergendo in questi giorni sulla Redazione di Famiglia Cristiana. Ecco un esempio lampante di cassa di risonanza: Famiglia Cristiana è letta da molte migliaia di persone che ora, perché l’ha detto Zichichi, lo scienziato della TV, sono convinte che l’inquinamento luminoso è il parto della mente contorta di uno sparuto gruppo di estremisti antiprogressisti che si riunisce la notte per fare non si sa bene cosa danzando attorno a totem con tre piedi… Ed ecco che mesi di lavoro di diverse decine di associazioni di piccoli astrofili va a farsi benedire dopo solo qualche minuto di lettura…

Sono molte le inesattezze che, allo scopo di dare più forza alla sua tesi, sono riportate da Zichichi. Egli, testualmente, sostiene che “…la luce non avvelena l’aria come fanno gli scarichi di tante industrie. La luce non rende sordi come fa l’inquinamento sonoro. La luce non provoca il cancro ai polmoni come fa il fumo passivo…”, forse dimenticando che non basta semplicemente scrivere le equazioni di Maxwell su un foglio di carta perché si materializzi un bel flusso di fotoni… La luce si produce mediante l’utilizzo di elettricità, per ottenere la quale, come anche i ragazzini delle scuole medie sanno, si devono bruciare i combustibili fossili, che certamente provocano i danni che lo stesso Zichichi ricorda. In un mondo ancora lontano da venire, forse, quando per produrre elettricità si utilizzeranno fonti di energia rinnovabili (eolica, solare, mareale…), Zichichi vedrà corrispondere al vero le sue parole, che oggi, nel mondo reale, sono solo il frutto di un miscuglio di ignoranza (o finta tale), demagogia ed utopia. Produzione di gas serra, di smog, abbattimento di alberi, consumo di fonti energetiche altamente inquinanti e non rinnovabili… A ben guardare, all’inquinamento luminoso sono legate tutte le tematiche contro le quali si battono le associazioni ambientaliste del mondo, ed il fatto che la luce, perché non provoca direttamente dei danni, non debba essere considerato un inquinante, significa essere miopi al limite della cecità.
Vorrei inoltre invitare tutti, soprattutto chi è scettico sui danni alla salute degli esseri viventi che l’inquinamento luminoso può indurre, a consultare l’indice bibliografico che lo stesso Dr. Pierantonio Cinzano, uno dei più grandi esperti italiani delle questioni inerenti l’inquinamento luminoso, giudica incompleto, e che si trova all’indirizzo…
Basta solo scorrere i titoli dei lavori (ovviamente, per giudicarli andrebbero letti, e se ciò fosse stato fatto dall’esimio, tutta questa vicenda non sarebbe esistita…) per rendersi conto di come l’inquinamento luminoso possa provocare alterazioni anche notevoli dei ritmi circadiani, alle quali sono legati tutta una serie di disturbi: alla riproduzione, alle abitudini di caccia, all’alternanza sonno-veglia e alle abitudini migratorie per gli animali (uomo compreso, sia chiaro…), alle alterazioni del fotoperiodismo e del meccanismo fotosintetico per il mondo vegetale. Per quanto concerne l’uomo, ci sono studi che fanno rabbrividire, come i risultati di un gruppo di lavoro finlandese che prende in esame la melatonina, ormone che funge da anello di collegamento tra i ritmi circadiani ed il sistema immunitario e confermato da recenti scoperte sulla relazione tra durata del giorno e sistema immunitario nei topi. In parole povere, alterazioni pesanti del sistema della melatonina possono indurre indebolimenti del sistema immunitario tali da facilitare la via allo sviluppo di alcune forme tumorali! Certo, non sto dicendo che la luce fa venire il cancro, ci mancherebbe, ma questi studi sottolineano senza dubbio la presenza di un problema di fondo, è cioè la regolamentazione, almeno a scopo preventivo, dell’inquinamento luminoso. Dire che la luce non fa male al pari di altre forme di inquinamento solo perché non produce danni diretti (gli scarichi industriali, il rumore ed il fumo passivo di cui parla Zichichi) è come dire che le onde elettromagnetiche non fanno male solo perché non è provato senza ombra di dubbio il rapporto causa-effetto tra esse e alcune forme tumorali (io credo, però, che lo stesso Zichichi abbia qualche remora a vivere a pochi metri da un’elettrodotto…).

Senza considerare, nell’articolo, frasi degne di AstroBlob, con le quali Zichichi mostra anche qualche limite come scienziato e come divulgatore, quali: “Al livello minimo ci sono le onde radio. Poi vengono LE ONDE TV…”; oppure: “l’ultima novità delle scoperte astrofisiche sono i LAMPI RAGGI DI GAMMA. Fenomeni celesti ancora tutti da capire…”. E ti credo, aggiungerei… Restando alla vicenda, è forse il caso di chiarire che l’astrofilo non vuole nella maniera più assoluta riportare il buio nel mondo. Come fa giustamente notare Zichichi, la luce (io direi l’elettricità, ma forse è meglio stendere un pietoso velo…) è una delle conquiste più importanti della civiltà moderna, ma è l’utilizzo che se ne fa ad essere contestato.

Manca la cultura del giusto utilizzo delle risorse, della loro razionalizzazione, mancanza che colpisce tutto il mondo occidentale, senza eccezione alcuna. Siccome di risorse ce ne sono in abbondanza (e non mi riferisco solo alla corrente elettrica, ma anche, ad esempio, all’acqua), non si fa caso quando vengono sprecate. Ciò che l’astrofilo contesta è lo spreco assurdo che si fa della luce. Che senso ha incidere con percentuali rilevanti sui bilanci delle Pubbliche Amministrazioni puntando le luci verso il cielo? Cosa va illuminato in cielo? Ha senso parlare di incremento del numero dei punti luce quando ciò non serve ad illuminare dove c’è una effettiva necessità? E’ tutto questo spreco che l’astrofilo contesta, spreco che si traduce in un aumento dell’inquinamento ambientale globale e, perché non dirlo, nell’impossibilità di godere del cielo notturno se non emigrando verso eremi isolati su “pizzi” sperduti…

Onestamente, non so se quello di Zichichi è stato uno sparare a zero sugli astrofili o, alla base, c’è un secondo fine di tipo politico. So solo che proprio l’intervento di uno Zichichi sarebbe servito allo scopo, per la fraseologia sconclusionata che lo caratterizza, capace di suscitare, nel singolo interlocutore o in una vasta platea, un profondo senso di confusione dovuto ad un modo di parlare che mira a confondere la causa con l’effetto. So, però, che è come sparare ad un moribondo che, nella fattispecie, è il mondo degli astrofili. Consapevole di suscitare diverse proteste (lo scopo è quello di provocare una reazione…), io credo che, allo stato attuale, gli astrofili che lottano contro l’inquinamento luminoso possono aspirare a successi locali anche notevoli (la legge regionale della Lombardia, ad esempio), ma pur sempre localizzati, proprio perché diamo l’impressione di un movimento frammentato, sparuto, che mira a sottrarre alle persone la calda e sicura luce. Dovremmo, quindi, cercare di rispondere ad alcune domande, del tipo: cosa vogliamo noi? Perché portiamo avanti questa battaglia? Vogliamo veramente il ritorno all’età della pietra, come paventa Zichichi? O chiediamo solo un piccolo spazio per le nostre attività, consci dei problemi di tipo economico e biologico che l’inquinamento luminoso (checché ne dica Zichichi) apporta all’eco-sistema ed all’eco-nomia?
Siamo noi un manipolo di estremisti che chiedono il buio assoluto la notte per officiare messe nere o persone che mediano tra posizioni antitetiche consapevoli del fatto che questo problema può solo essere controllato, perché si tratterebbe di utopia pensare di risolverlo? Posso capire chi si “ferma a riflettere”, chi inguaina la spada chiedendosi che senso abbia continuare, riflettendo su questa battaglia contro i mulini a vento che portiamo avanti. Posso capirlo, ma ciò non significa che lo condivido. C’è bisogno di capire contro cosa stiamo lottando, quello che vogliamo, e c’è assoluto bisogno di non mostrarci come cellule indipendenti che puntano ognuna alla sua personale idea su come risolvere il problema. C’è quindi bisogno di un coordinamento nazionale, di una struttura che si occupi di questo con la piena fiducia di tutte le associazioni italiane coinvolte nel problema e c’è bisogno di abituarsi a svestire i panni dell’eroe di turno che si vanta con orgoglio di avercela fatta, nel suo piccolo, da solo.
Ripeto quindi il mio invito a tutti voi lettori a riflettere sulla vicenda (non sulle mie parole) e a buttare giù qualche piccola nota, magari una proposta su come il nostro lavoro possa essere tutelato nei confronti del pensiero del Tizio di turno pronto a gettare fango sul lavoro e sulle opinioni di persone che, “a gratis” (anzi, il più delle volte rimettendoci di tasca propria) e senza dare fastidio a nessuno, cerca, con opere di convincimento degne di diplomatici di alto livello, di mediare tra le posizioni sue e quelle di Amministrazioni quasi sempre sorde a questo tipo di problematica.

Per concludere faccio presente, ancora, che in un altro punto del suo intervento, Zichichi mostra anche di non dare la giusta importanza agli eventi, come quando dice che “… se l’uomo si fosse fermato a contemplare lo spettacolo delle notti stellate, saremmo ancora all’età della pietra…”. A me invece piace pensare che dall’autentico stupore generato dalla contemplazione dei fenomeni naturali e, soprattutto, del cielo stellato (ricordo a Zichichi che l’astronomia, o meglio, l’astrologia come la intendevano gli antichi, e non la sua stolta controparte moderna, è stata la prima vera scienza) sono cominciate a scaturire, nella mente dell’uomo primitivo, le domande fondamentali che, coltivate con intelligenza e curiosità, hanno portato il genere umano dov’è oggi, pur con tutti i suoi lati negativi.
Chiedo ancora a Zichichi se conosce il perché del successo che hanno le (diseducative, secondo lui…) manifestazioni culturali svolte “sotto le stelle” con il patrocinio delle Associazioni di piccoli astrofili italiane. Dal mio piccolo, credo di poter suggerire a Zichichi la risposta: perché il cielo stellato è ancora oggi in grado di suscitare quell’antico stupore, di porre l’uomo di fronte alla natura nella sua più meravigliosa rappresentazione e di far risvegliare in esso la curiosità, il piacere della scoperta e i puri sentimenti che provava quell’uomo dell’età della pietra…

(Piter Cardone – Pubblicato su “AstroEmagazine” n. 20, Ottobre-Novembre 2001, pagg. 17-19)