Il punto interrogativo rosso fotografato dal James Webb Space Telescope al di sotto degli oggetti Herbig-Haro HH 46 e HH 47 (Image Credit: NASA, ESA, CSA)

“Look mommy, there’s a question mark up in the sky”

Parafrasando il celebre incipit di “Goodbye blue sky” dei Pink Floyd, ecco più o meno cosa può aver pensato il primo studioso che ha guardato l’immagine di copertina di questo post, una nuova (e splendida, “as usual“) immagine del James Webb Space Telescope (JWST).
Gli unici punti di domanda che gli studiosi si aspettavano, erano in verità relativi all’oggetto principale della foto, un oggetto Herbig-Haro a poco meno di 1500 anni luce da noi, in direzione della costellazione della Vela. Questi oggetti sono in parole semplici delle protostelle, stelle nelle primissime fasi della loro formazione che si mostrano come meravigliose e coloratissime nebulose ad emissione.

GLI OGGETTI HERBIG-HARO

Il processo è più o meno questo: una nube di gas comincia a ruotare su sé stessa e collassa, si addensa al centro. Più aumenta la massa al centro, più aumenta la gravità, che attrae ancor più materiale, addensando la protostella in formazione dal cosiddetto disco di accrescimento che si è formato intorno.

E’ in questa prima fase – che avviene a poche migliaia di anni dall’inizio della loro formazione e dura solo poche decine di migliaia di anni, a fronte di un processo di formazione che impiega qualche milione di anni per completarsi – che da queste protostelle si originano, probabilmente grazie al forte campo magnetico, dei getti che vengono espulsi dai poli delle protostelle, fino a scontrarsi con la parte esterna della nube di gas, della nursery, del bozzolo che circonda questa stella che sta per nascere.
E’ lo scontro tra questi getti e il gas intorno che, producendo gigantesche onde d’urto, eccita il gas, provocando la formazione, l’accensione, di queste nebulose ad emissione.

Un fenomeno molto interessante delle prime fasi di formazione stellare, che è studiato anche per capire come le cose si sono svolte durante la formazione del nostro Sole e, soprattutto, del sistema planetario da cui è originata anche la nostra Terra.

L'asteroide Didymos e la sua orbita attorno al Sole

L’oggetto Herbig-Haro 47 ripreso dall’Hubble Space Telescope nel visibile. E’ una struttura complessa formata dalle due estremità brillanti e dai getti centrali. Il tutto si origina da HH 46 IRS, una stella T-Tauri (dal proptotipo di questi oggetti, la stella T della costellazione del Toro) nelle primissime fasi della sua formazione, all’interno di uno scuro e denso globulo di Bok, la vera e propria “culla stellare”.

Ma l’attenzione si è rapidamente spostata dall’oggetto principale dello scatto ad un piccolo punto interrogativo subito sotto la nebulosa ad emissione, un piccolo punto di domanda che sembra sfidare beffardamente gli studiosi dicendo “Hey, indovinate un po’ che cosa sono?“. Perché in effetti, la comunità scientifica non è ancora pienamente concorde su cosa sia questo oggetto.
Le ipotesi in campo sono due. Una banale coincidenza, cioè una sovrapposizione di due oggetti distanti e indipendenti tra loro che danno luogo, per uno scherzo del caso, ad un oggetto a forma di punto interrogativo. La seconda, più probabile, è che si tratti di due lontanissime galassie (il fatto che siano lontane dipende dal colore rossiccio che le caratterizza) che, interagendo tra loro, si siano deformate al punto da formare questa strana figura.

Bisogna dunque indagare oltre, ma non sarebbe certo un caso unico. Il cielo, di questi oggetti, di queste galassie interagenti, è letteralmente pieno. Lo stesso Hubble Space Telescope ne ha immortalate diverse (ad esempio Arp 256), e pur essendo l’universo molto vasto, le probabilità di uno scontro galattico non sono proprio nulle. Anche la nostra Via Lattea, nei prossimi 4-5 miliardi di anni, finirà per scontrarsi con la sua vicina, la Galassia di Andromeda.