La città sotto la spettacolare meteora verde è Mettupalayam, in India, immortalata il 9 Ottobre 2015 dal fotografo Prasenjeet Yadav.

La notte di San Lorenzo è appena trascorsa, con un picco discreto di “stelle cadenti” la notte tra il 12 ed il 13 agosto. Chi ha scelto di accomodarsi al fresco ed osservare ad occhio nudo il cielo ha visto numerose meteore e qualche bolide. Che differenza c’è tra meteora, bolide e meteorite?

Partiamo dall’inizio, e cioè dalle comete, i corpi che sono i principali responsabili dei fenomeni che andiamo a descrivere. Una cometa, secondo la semplice definizione di Fred Whipple, è poco più che una “palla di neve sporca“, perché costituita in abbondanza da ghiacci e roccia. Quando, nel corso del suo viaggio intorno al Sole, questa si avvicina alla nostra stella, ne viene scaldata e ciò provoca nel vuoto cosmico un processo noto come sublimazione, ovvero il passaggio del ghiaccio che la costituisce dallo stato solido direttamente allo stato gassoso, senza passare per quello liquido. Essa dunque dissemina con la sua scia e la sua chioma polveri e ghiacci lungo la sua orbita.
Nel corso del suo moto di rivoluzione intorno al Sole, la Terra di tanto in tanto incrocia l’orbita di queste “nubi” di polveri e ghiacci lasciata da uno di questi visitatori congelati nel suo transito in un passato recente o remoto nei pressi del Sole. Nell’attraversarla, impatta questa scia di polveri un po’ come una macchina che attraversa un temporale ed impatta le gocce di pioggia. I granelli di polvere attraversano la nostra atmosfera e ne vengono frenati violentemente per attrito, dando luogo alle scie, spesso colorate e persistenti, che ci meravigliano.
Ma vediamo questo processo in dettaglio.

Meteore e bolidi

Durante l’ingresso in atmosfera, che avviene a velocità comprese tra 10 e 72 km al secondo, il granello di polvere (chiamato meteoroide quando la dimensione è inferiore al metro) viene rallentato e, contemporaneamente, sempre più riscaldato per attrito ed eroso. Nella parte frontale il gas atmosferico è compresso e scaldato formando quella che viene definita zona di shock. Subito dietro a questa zona c’è la testa in disgregazione e dietro la scia di gas riscaldato ed eccitato. Questo fenomeno, nella maggior parte dei casi che coinvolgono piccolissimi granelli, porta alla completa ablazione dell’oggetto con una piccola esplosione finale.

Una meteora pluriframmentata

Nel caso di granelli più cospicui, la frammentazione aumenta l’effetto dell’attrito, aumentando la superficie frontale esposta, cioè la zona di shock su menzionata. Ciò causa ulteriore erosione ed ulteriore frammentazione, fino a quando la differenza tra le forze di pressione nella parte frontale dell’oggetto ed in quella posteriore ne provocano la completa distruzione. Questo processo di rottura può avvenire anche più volte nel corso della caduta, il che provoca la comparsa di picchi di luce lungo la scia, fino alla completa distruzione in atmosfera (come nell’immagine qui sopra). Abbiamo assistito alla discesa di una meteora.
Quando le meteore acquisiscono una luminosità particolarmente elevata (una magnitudine apparente paragonabile, o superiore, a quella del pianeta Venere), prendono invece il nome di bolidi o fireball, ma solo per distinguerle da detriti più piccoli. Nel caso dei bolidi, infatti, la grandezza dell’oggetto raggiunge le dimensioni di una noce, di un sassolino, paragonato ai granelli di polveri delle dimensioni massime di una lenticchia o di un pisello che originano le meteore. I bolidi possono generare scie persistenti, dovute all’eccitazione degli atomi dell’atmosfera attraversata dal gas incandescente prodotto dalla disgregazione dell’oggetto e, secondo alcuni, quando sono particolarmente grandi possono dar luogo anche rumori simili a tuoni.

Cos’è un Meteorite

Se il meteoroide non viene completamente consumato dall’impatto con l’atmosfera, ciò che rimane dopo i fenomeni di attrito, erosione ed ablazione visti su arriva ad impattare la superficie della Terra. Il meteorite è appunto ciò che è sopravvissuto allo scontro con lo scudo della nostra atmosfera.
Un esempio recente e impressionante e stato, ormai 5 anni fa, la meteora di Chelyabinsk, che ha attraversato i cieli della Russia la mattina del 15 febbraio 2013. Con una massa stimata di 10.000 tonnellate ed un diametro di circa 15 metri, KEF-2013, così battezzato dagli scienziati russi, impattò l’atmosfera ad oltre 50.000 km all’ora, venendo quasi completamente distrutto dai processi sopra descritti che, si stima, hanno prodotto energia per 500 chilotoni (per confronto, le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki hanno sprigionato un’energia almeno 20 volte inferiore), esplodendo infine tra i 30 e i 50 km sopra la cittadina di Chelyabinsk, a sud degli Urali. L’onda d’urto, che ha raggiunto la superficie circa due minuti dopo l’esplosione principale, ferì 1.200 persone soprattutto a causa delle schegge dei vetri esplosi di molti edifici.
Nell’ottobre del 2016, in un lago vicino alla città fu recuperato ciò che rimaneva del meteoroide, un meteorite di “soli” 570 chilogrammi.

Una raccolta di spezzoni di video in cui si vede la meteora di Chelyabinsk (10 min. circa)