Immagine ripresa simultaneamente dai satelliti GOES 16 e 17 (rispettivamente Geostationary Operational Environmental Satellite East e West) che mostra la Terra al solstizio estivo (cortesia: NOAA).

E siamo finalmente al solstizio estivo, che si verifica proprio oggi alle ore 11.13 italiane.
Il solstizio è uno dei quattro momenti, durante l’anno solare, in cui la nostra stella si pone in una configurazione particolare rispetto alla Terra. Tra questi quattro momenti, due, gli equinozi d’autunno e di primavera, non dipendono dall’inclinazione dell’asse del nostro pianeta, perché si verificano quando i raggi solari sono perpendicolari all’asse terrestre, a prescindere dalla sua inclinazione. I questi due giorni, il Sole è esattamente a perpendicolo su una linea immaginaria che chiamiamo equatore. Sono inoltre i momenti dell’anno in cui il Sole sorge “esattamente” ad est e tramonta “esattamente” ad ovest e in cui il giorno e la notte hanno la stessa durata (da cui equinozio, aequi-noctium).

Il solstizio estivo nell'emisfero boreale

Il solstizio estivo per l’emisfero boreale. Si vede chiaramente come l’asse di rotazione terrestre si protenda verso il Sole e la radiazione incidente proveniente dalla nostra stella sia perpendicolare, in questo particolare giorno, ad un circolo immaginario chiamato Tropico del Cancro.

I due solstizi (estivo e invernale) dipendono invece strettamente dall’inclinazione dell’asse terrestre. Per noi abitanti dell’emisfero boreale (settentrionale rispetto all’equatore), infatti, al momento del solstizio di giugno l’asse di rotazione del nostro pianeta si trova inclinato verso il Sole, e lo stesso avviene sei mesi dopo per l’emisfero australe (meridionale rispetto all’equatore). E’ da questo fenomeno (l’inclinazione dell’asse terrestre, che ammonta a 23°,27′ rispetto al piano della nostra orbita) che dipendono le stagioni, poiché le maggiori temperature sono il risultato della maggiore “efficienza” dell’irraggiamento solare. Il Sole, infatti, diviene perpendicolare alla superficie del nostro pianeta “sopra” l’equatore, precisamente 23°,27′ più a nord, su una linea immaginaria chiamata Tropico del Cancro. E’ questo il momento in cui è estate nel nostro emisfero, ed è il momento dell’anno in cui la notte raggiunge la durata minima e il giorno la massima.

Sei mesi dopo, invece, il Sole si ritrova a perpendicolo 23°,27′ più a sud dell’equatore, su una linea immaginaria chiamata Tropico del Capricorno. Nell’emisfero australe sarà dunque estate, la notte sarà più corta e il giorno più lungo.
Un altro aspetto che è chiaro dall’immagine che introduce questo articolo, quella dei satelliti GOES, è che l’inclinazione dell’asse terrestre è tale per cui tutto il circolo polare artico e il polo Nord sono completamente in luce (il Sole non tramonterà per sei mesi da un equinozio all’altro), mentre al polo Sud si è nel bel mezzo della notte antartica, sei mesi di fredda oscurità.

L’ALTEZZA DEL SOLE

Nel presentare un post sulla nostra pagina facebook relativo all’allineamento planetario del giugno 2022, scrivevo anche del fatto che a scuola impariamo che gli astri sorgono ad est e tramontano ad ovest, visto che il nostro pianeta ruota da ovest verso est e quindi tutta la volta celeste ci sembra muoversi al contrario. Ma ad essere precisi, come abbiamo visto all’inizio di questo post, gli astri sorgono “precisamente” ad est e tramontano “precisamente” ad ovest solo nei due equinozi, a marzo e a settembre. Negli altri momenti dell’anno, il sorgere del Sole (e della volta celeste) dipende proprio dall’inclinazione dell’asse terrestre. Facciamo un esempio.
Man mano che ci spostiamo dal solstizio invernale a quello estivo, come si vede dall’immagine (una simulazione sempre centrata al bene FAI – Baia di Ieranto), il Sole, a mezzogiorno locale, “culmina” sempre un po’ più in alto sull’orizzonte rispetto al giorno precedente, fino a raggiungere la sua massima altezza proprio al solstizio estivo. Come abbiamo visto, ciò dipende dal fatto che l’asse terrestre, nel nostro emisfero, tende a “protendersi” verso il Sole passando dal solstizio invernale a quello estivo (il contrario avviene nell’emisfero australe).

Simulazione del solstizio visto dalla Baia di Ieranto

Simulazione delle altezze del Sole al solstizio estivo, agli equinozi e al solstizio invernale, come apparirebbe ad un osservatore posto alla Baia di Ieranto.

Come conseguenza, nello stesso periodo di sei mesi (dicembre/giugno), i punti dell’alba si spostano sempre più verso sinistra (nord) e quelli del tramonto verso destra (ancora verso nord), passando, a marzo, per l’equinozio e quindi per l’est vero e per l’ovest vero. Diciamo che il percorso del Sole, oltre ad alzarsi sull’orizzonte, tende ad “allargarsi” verso nord. Il contrario avviene nei sei mesi da giugno a dicembre, in cui invece l’altezza del sole cala progressivamente e i punti delle albe e dei tramonti si avvicinano, si “restringono”, spostandosi entrambi verso sud e passando, il giorno dell’equinozio d’autunno, ancora una volta per l’est vero e l’ovest vero.

Il solstizio tra i popoli antichi

Nell’antichità, il solstizio estivo, e più ancora quello invernale (a tal proposito, se volete potete ascoltare il nostro podcast sulla festa di Samhain, l’odierno Halloween), rivestiva un ruolo cruciale. Era il momento in cui il Sole era più alto nel cielo (più basso nel solstizio invernale) e questo fatto speciale veniva celebrato con feste nelle quali si allestivano grandi falò per potenziare la forza del Sole ed essere di buon auspicio per i raccolti. Ciò accadeva sin dal Neolitico, come testimoniano molte strutture in pietra – Stonehenge (2500 a.C.), Maeshowe, Scozia (2800 a.C.), Newgrange, Irlanda (3200 a.C.), Gosek, Germania (4900 a.C.) – legate a coordinate solstiziali. Come è accaduto in molte altre feste pre-cristiane, poi, è arrivato il Cristianesimo ed ha “cooptato” queste celebrazioni “pagane” inserendole nella sua narrazione, ed ecco che i falò e le celebrazioni divengono da quel momento una caratteristica della festa di San Giovanni Battista, che cade il 24 di giugno, molto vicino quindi al solstizio estivo. Se non ne siete ancora convinti, sappiate che secondo molte culture, il solstizio estivo era il momento in cui facevano la loro comparsa gli spiriti maligni. Per allontanarsi e per proteggersi, era tradizione indossare ghirlande di erbe e fiori, tra le quali vi era l’erba nota come “chase devil“. Ebbene, oggi quest’erba è conosciuta come erba di San Giovanni (Iperico)… In molti popoli del nord Europa, ancora oggi è usanza di accendere falò, decorare le case con ghirlande e mettersi fiori tra i capelli.

Probabilmente vi starete chiedendo perché la maggior parte di questi riti e di queste strutture spettacolari si ritrovino nel nord Europa, e la risposta è abbastanza semplice. Nel giorno del solstizio estivo, il giorno più lungo, la durata delle ore di luce (e di buio nel solstizio invernale) è molto maggiore a latitudini settentrionali che vicino all’equatore. Pensate che solo in Italia, un paese che si sviluppa in “altezza” (più corretto, in latitudine), la differenza nelle ore di luce tra nord e sud nel giorno del solstizio estivo è quasi un’ora (15h e 40m circa contro 14h 40m circa)! Altro esempio (in GMT, Greenwich mean time): a Napoli (per l’orario italiano dobbiamo aggiungere 2 ore, una per la differenza con l’orario di Greenwich e una per l’ora legale estiva) il Sole sorge alle 03.31 e tramonta alle 18.28, ad Edimburgo (Scozia) alle 03.26 e alle 21.02 e a Reykjavik (Islanda) alle 02.55 e alle 00.03. Come si vede, le ore di luce a Napoli sono circa 15, ad Edinburgo circa 18 e a Reykjavik circa 21!

Nella lontana Cina, in età imperiale, si credeva che il solstizio estivo rappresentasse il momento in cui lo Yang, forza positiva, raggiungeva il suo apice, per poi calare progressivamente fino al solstizio invernale a favore dell’oscura e fredda influenza Yin. L’imperatore presentava offerte agli dei al Tempio della Terra, dove faceva offerte per placare gli dei nella speranza di un buon raccolto e di un bel tempo per la stagione a venire. Tutto era giallo, dai vasi rituali alle vesti dell’imperatore, alle piastrelle del tempio, poiché il giallo rappresentava il suolo.

Alcuni indiani, tra i quali i Sioux, celebravano il solstizio estivo con canti e balli caratteristici, e molti ritengono che la Bighorn Medicine Weel, un cerchio di pietre con allineamenti solstiziali, sia proprio uno dei luoghi in cui gli indiani si riunivano per queste danze. Un altro sito interessante è nel New Mexico, a Fajada Butte, dove i raggi del Sole, passando attraverso due lastre di roccia a mezzogiorno del solstizio estivo, tagliano in due una spirale scolpita nella roccia.

Così come gli indiani, anche in Siberia alcune popolazioni (ad esempio, gli Yakut di Sakha, Siberia orientale) organizzano una festa chiamata Yhyakh che, con canti, balli propiziatori ed eventi sportivi, celebra il risveglio della natura e rende grazie al Sole in uno dei luoghi abitati più freddi del pianeta. Al tramonto, un sacerdote sparge latte di giumenta fermentato sul terreno circostante evocando gli Aiyy, spiriti divini che offrono protezione alle famiglie, ai cacciatori e alle case.

Oggi, la maggior parte delle volte senza esserne consapevoli, si perpetra ancora l’ancestrale tradizione dei fuochi estivi con la consuetudine di accendere falò in spiaggia, con canti e balli, anche se l’usanza si è spostata più verso ferragosto, probabilmente per una sorta di continuità con l’usanza romana delle Feriae Augusti (altra festa pagana cooptata dal Cristianesimo: oggi, infatti, a ferragosto si festeggia l’assunzione di Maria Vergine!). Le Feriae Augusti furono introdotte poco prima della nascita di Cristo, il 18 a.C., in occasione della proclamazione di Ottaviano Augusto: l’intero mese di agosto fu dichiarato festivo, viste anche le numerose e diverse feste (15 giorni su 30) che si celebravano allora, tra le quali quella di Diana (l’Artemide greca), che cadeva il 13 agosto, ma anche quella del dio delle messi Consus, che si ripeteva – guarda un po’ – in dicembre, altro momento dell’anno in cui molti popoli raccomandavano le messi agli dei. Ma anche, il 25 agosto, quella della dea Opi (o anche Ops), l’antica dea madre Consiva. Qui la storia diviene interessante, poiché la dea, di origine sabina, partorì un figlio senza avere marito e restando vergine, figlio che moriva e rinasceva ogni anno (vi ricorda qualcosa?), così come la vegetazione.

Il significato della parola Solstizio

Un ultimo aspetto: come si vede dall’ultimo grafico, la pendenza della curva del percorso del Sole verso il solstizio estivo tende ad addolcirsi, a diminuire la sua pendenza, man mano che si avvicina al culmine. Ciò ha fatto credere agli antichi popoli che il Sole si fermasse in cielo per alcuni giorni, prima di ricominciare a scendere verso l’inverno (o a risalire verso l’estate). Questo è uno dei motivi per i quali si riteneva, nell’antichità, che il giorno del solstizio fosse un momento magico, nel quale comparissero gli spiriti e in cui le normali leggi della natura si sospendevano, è questa credenza era rafforzata proprio dal fatto che il Sole sembrava fermarsi in cielo. E’ proprio da queste osservazioni, infatti, che ha tratto origine il nome solstizio, che in pratica significa “Sole fermo” (parola composta da sol- per Sole e dal tema del verbo stare, inteso come “star fermo”).